lunedì 25 maggio 2009

Facere e docere



Abusi sui minori irlandesi:
l’inchiesta del governo accusa gli istituti cattolici
«Migliaia di casi». Il cardinale Brady: provo vergogna

LONDRA — Thomas Wall è oggi un signore di sessant’anni e porta dentro di sé l’incubo di quelle giornate trascorse nella scuola-riformatorio gestita dalla congregazione dei «Fratrum Christianorum», i Brother Christians di Glin, la città irlandese sul fiume Shannon. Lì dentro la vita quotidiana era segnata dagli orrori. «Ero un bambino e ogni giorno un presule abusava di me. N o , non c’era modo di evitarlo, era così per tutti, ventiquattro ore su ventiquattro, la tua intimità veniva violata». E i piccoli dovevano piegarsi alle perversioni degli uomini di Chiesa o dei compagni più grandi che avevano la «supervisione» notturna sulle camerate.

Accadeva pure negli altri istituti della contea di Limerick, sempre sotto l’insegna dei «Fratrum Christianorum» il cui motto è «Facere e docere», fare e insegnare. Ma ciò che facevano e insegnavano era qualcosa di orribile, di disgustoso. Come anche in altri collegi dell’Irlanda: ad esempio governati dalle «Sorelle della Pietà» le quali scambiavano le opere di bene per un diritto assoluto di appropriazione dei minori che imprigionavano. Sadie O’Meara era un’adolescente: «Mi rinchiudevano a chiave la sera, il cibo era fetente, alle finestre c’erano le sbarre, mi maltrattavano, non mi dissero neppure che mia madre era morta». Era questa la regola: scuole lager, orfanotrofi lager.

Un rapporto choc di 2575 pagine e si alza il sipario su un teatro raccapricciante nel quale «stupri, molestie e abusi erano endemici». È durata nove anni l’inchiesta della commissione presieduta dal giudice dell’alta corte, Sean Ryan, e alla fine i risultati rivelano che le «industrial schools» irlandesi per 35 mila bambini e ragazzi abbandonati o in difficoltà, devianti o senza più i genitori, un network di 250 istituti organizzati dagli ordini religiosi cattolici per oltre mezzo secolo, fino alla chiusura decisa negli Anni Novanta, sono stati il palcoscenico segreto di crudeltà «che avevano lo scopo di provocare dolore e umiliazione».

Centinaia di testimonianze descrivono il clima di schiavitù e di terrore. In una scuola della contea di Galway, remota, fondata nel 1885, per decenni tre presuli si sono accaniti contro i giovani. In un’altra la «San Giuseppe » per i sordi, a Cabra, i superiori hanno coperto, persino davanti agli ispettori, le scorribande punitive sugli ospiti. Sei riformatori hanno accolto mister John Brander, un educatore. Solamente di facciata. Era un «serial sexual and physical abuser», un maniaco violento. Fino a che ha concluso la «carriera » in prigione. E al riformatorio di San Patrizio tenevano addirittura un registro con il diario delle punizioni corporali inflitte dallo «staff religioso». Nella istituzione controllata dalle «Sorelle della Pietà», nella contea di Waterford, i ragazzi e le ragazze erano malnutriti, in compenso riempiti di alcol.

Uno scandalo che sconquassa la Chiesa cattolica nel Regno Unito. Quasi tutti i responsabili degli abusi e delle violenze sono garantiti da «immunità penale » perché nel 2004 la magistratura, su appello delle Congregazioni, assicurò l’anonimato degli aguzzini. Ora i vertici ecclesiali invocano il perdono, promettono il repulisti. Il Primate della Chiesa irlandese, Sean Brady, è esplicito: «Provo vergogna». Il comitato che tutela le vittime delle violenze scoperte dalla commisione si ribella. «Tocca al Papa convocare un concistoro speciale per investigare le attività della Chiesa cattolica in Irlanda».

(Fonte: corriere.it)

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