mercoledì 23 luglio 2008

Colpi di testa



ROMA (21 luglio) - Tentato omicidio. E' l'accusa che il pm di Roma Francesca Passaniti ha contestato formalmente a Julien Monnet, ex tecnico informatico francese di 37 anni che sabato sera ha malmenato riducendola in fin di vita la figlia Luna durante un raptus di follia, mentre si trovavano davanti all'Altare della Patria. La contestazione, che sostituisce quella di lesioni gravissime inizialmente ipotizzate e per le quali l'uomo è stato arrestato, è contenuta nella richiesta che oggi il pm ha trasmesso al gip competente. Il giudice avrà 48 ore di tempo per fissare l'interrogatorio di convalida dell'arresto e decidere sul reato per il quale è chiesta l'emissione della misura cautelare. Intanto, Luna è in coma. Se disgraziatamente dovesse morire, Monnet risponderà di omicidio.

Agghiacciante la dinamica della vicenda: decine di passanti e turisti, tra cui una vigilessa, testimone oculare, che affollavano il piazzale davanti all'Altare della Patria, hanno assistito alla scena: l'uomo aveva la piccola Luna in braccio che piangeva, e in un attimo le ha preso la testolina facendola picchiare tre volte sul marmo del monumento. A terra, ancora questa mattina, erano visibili sul selciato bianco tracce di sangue.



Condizioni gravissime. Luna ora si trova in un letto dell'ospedale Bambino Gesù, monitorata costantemente da due medici e tre infermieri, e lotta tra la vita e la morte. L'ultimo bollettino medico parla di una situazione gravissima: la piccola ha trascorso una notte «tranquilla» ma il quadro clinico resta molto grave e le condizioni non consentono di procedere ad un nuovo intervento chirurgico. Il padre invece è in una cella del carcere romano di Regina Coeli, guardato a vista.

La mamma di Luna che, la scorsa notte, è arrivata a Roma ed è corsa al Bambino Gesù dove sua figlia è ricoverata. «La mia è una tragedia familiare ed umana», ha sussurrato alla psicologa dei carabinieri che l'assiste minuto per minuto Fabienne Verdeille, 32 anni. La donna non si dà pace: aveva parlato con sua figlia Luna, al telefono venerdì: era tranquilla e anche il marito stava bene. Nulla faceva presagire la tragedia. La mamma della bimba francese è arrivata ieri sera a Roma dalla Turchia e fino a questa mattina è rimasta accanto alla piccola. Ma la donna, impiegata dell'ufficio del personale di TF1, la principale emittente televisiva privata della Francia, ha anche chiesto informazioni sul marito col quale è in buoni rapporti. È stata lei stessa a spiegare agli investigatori che Julien Monnet ha problemi psicologici che si accentuano se non prende alcuni psicofarmaci. Forse la mancata assunzione di queste medicine potrebbe aver scatenato una follia "incontrollabile". Le dichiarazioni della donna sono considerate fondamentali dagli inquirenti per ricostruire il vissuto di Julien Monnet.

La madre a Roma. I carabinieri sono riusciti a trovare la madre in vacanza in Turchia. La donna è arrivata nella notte a Roma, accompagnata dai propri genitori, raggiungendo la bimba in ospedale. Nel tragitto dall'auto all'ospedale non ha proferito parola, ma si è stretta ai genitori. In nottata i familiari di Luna hanno lasciato l'ospedale per andare in albergo. Questa mattina, attorno alle 10,30, la madre della piccola è tornata al Bambin Gesù. Si è abbassata sui sedili posteriori dell'Alfa Romeo grigia chiara per nascondersi, fino a quando la polizia ha accompagnato fuori dal cancello dell'ospedale i giornalisti presenti. La donna è stata interrogata per circa tre ore nella stazione dei Carabinieri della compagnia San Pietro. Chinata in ginocchio sul sedile posteriore di una vettura guidata da un carabiniere la donna, vestita con una maglietta gialla, ha tentato di sottrarsi ai flash dei fotografi e alle inquadrature delle telecamere. Sul sedile posteriore era seduta un'altra donna, anch'essa con il volto appoggiato sulle gambe per non farsi riprendere.

Il padre in cella guardato a vista. L'uomo intanto, sembra non rendersi ancora conto di quanto ha fatto. È in stato confusionale e dal centro clinico del carcere di Regina Coeli è stato trasferito in una cella «con sorveglianza a vista». Il timore è che possa ritornare in sè e rendersi conto di aver quasi ucciso la figlia e provocarsi atti di autolesionismo. Il timore è che Monnet, rendendosi conto di quanto successo, possa provocarsi atti di autolesionismo, o avere un'altra crisi di aggressività come quella che ha sfogato contro sua figlia. Due psichiatri hanno avuto colloqui con l'uomo che continua ad essere sedato, ma non è stata ancora ricostruita la malattia da cui è affetto, né si conosco i farmaci che prendeva per tenere sotto controllo la sua patologia. Nel suo zaino gli investigatori hanno trovato solo un medicinale, utilizzato però per varie patologie.

La coppia vive a Parigi: il papà della bimba era rimasto con la piccola nella capitale francese mentre la mamma si era presa una settimana di ferie e aveva raggiunto la sorella in Turchia. L'uomo giovedì sera, avvisando i parenti, avrebbe deciso di fare una gita con la bimba e ha preso uno zaino con pochi indumenti. La gita poi si è trasformata in un viaggio a Roma, resta da chiarire perché.



La vigilessa: ho pensato che fosse morta. «Ho appena avuto il tempo di chiedere a quell'uomo perché la bambina stesse piangendo - ha raccontato la vigilessa che ha assistito al raptus del turista - E in un attimo, con la mano destra, l'ha presa per i capelli l'ha sbattuta per tre volte sul marmo. Non riesco a cancellare l'immagine della ciocca dei capelli della piccola in una pozza di sangue. Quell'uomo quando ha visto la mia divisa, ha avuto una reazione spropositata. E poi ha fatto quel gesto. Io guardavo quella povera bambina, ho cominciato ad urlare per far accorrere le persone, ma era troppo tardi. La piccola era svenuta. Ho pensato che fosse morta».

(Fonte: il Messaggero)

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